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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL SANTO SINODO DEI VESCOVI
DELLA CHIESA CATTOLICA UCRAINA

Sabato, 12 febbraio 1983

 

Eminentissimo Signor Cardinale,
Venerati fratelli!

1. Saluto di tutto cuore voi, cari fratelli, raccolti nel vostro Sinodo episcopale qui accanto alla tomba di san Pietro apostolo e nella casa del Supremo Pastore di Roma. Già per la terza volta siete qui convenuti, per potere, con la mia benedizione, consultarvi insieme sui più rilevanti problemi della Chiesa cattolica ucraina, di cui siete Pastori, posti dallo Spirito Santo per guidare questa eletta porzione dell’ovile di Cristo. Siete ben consapevoli del fatto che nelle vostre preoccupazioni e sollecitudini per il bene del gregge di Cristo, affidato alle vostre cure pastorali, chi può autorevolmente aiutarvi è colui al quale si riferiscono le parole di Gesù: “Conferma i tuoi fratelli” (Lc 22, 32). Siete venuti a questo centro del cristianesimo dai tre continenti, dove già da lungo tempo si è stabilito e vive nella diaspora il popolo di Dio ucraino. Esso ha ivi sviluppato la propria vita ecclesiastica e sociale, edificando numerose chiese di Dio, scuole, case di cultura e istituzioni benefiche e caritative. In una parola, nella lontana emigrazione è cresciuto, come da un seme di senape, un grande albero evangelico per il bene e per la salvezza del popolo credente.

Saluto in modo particolare il venerato nostro fratello Cardinale Josyf Slipyj, che proprio vent’anni fa è arrivato nella città eterna come vero confessore della santa fede. Lo ha accolto allora nel proprio abbraccio il mio predecessore di venerata memoria Papa Giovanni XXIII, che, con le parole tratte dal libro: “Imitazione di Cristo”, benediceva quel momento, “in cui Gesù chiamava dalle lacrime alla gioia spirituale”.

2. Con la vostra venuta a Roma e con il vostro Sinodo, che si svolge così vicino alla persona del successore di san Pietro apostolo e Vicario di Gesù Cristo in terra, voi in modo tutto particolare testimoniate quest’unione collegiale, che appare tanto nelle mutue relazioni dei singoli Vescovi con le Chiese particolari che con la Chiesa universale, dove il Romano Pontefice è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi, sia della comunità dei fedeli (cf. Lumen Gentium, 23). Proprio questa grande necessità del legame di pace, amore e unità ben compresero sempre i Vescovi della Chiesa ucraina. Molte volte nel corso della storia essi hanno dato a questo riguardo una particolare testimonianza, già sin dai primi tempi dell’introduzione del cristianesimo nella Rus’-Ucraina. Non è mancato da quelle parti il rappresentante al Concilio di Lione, e successivamente il grande contributo nella ricerca dell’unione delle Chiese dato dal Metropolita di Kiev Isidoro nel Concilio di Ferrara e di Firenze. Questo santo inizio conclusero felicemente i vostri Vescovi qui a Roma nell’anno 1595 e subito dopo, cioè un anno più tardi, nel Concilio di Berest. Per questa grande causa hanno lottato incessantemente i vostri gerarchi lungo i secoli e non pochi di loro hanno dato per essa anche la loro vita. Come un luminare splendente riluce fino ai giorni nostri per tutti noi la figura di san Giosafat, Arcivescovo di Polock, martire e apostolo per l’unità ecclesiastica.

3. È pure a tutti ben noto con che amore la Chiesa ucraina durante questi ormai mille anni di storia abbia celebrato le funzioni liturgiche, particolarmente quelle eucaristiche, nello splendore del rito bizantino, quale fonte di vita per la Chiesa e come pegno della futura glorificazione, per cui i fedeli, uniti intorno al Vescovo, diventano - secondo le parole dell’Apostolo - “partecipi della divina natura” (2 Pt 1, 4). È anche noto con che magnifici inni essi glorificano la Santissima Madre di Dio e unitamente esaltano i grandi Padri della Chiesa universale.

È ora vostro santo compito, venerati fratelli, continuare a lavorare intensamente per la grande causa dell’unione, di modo che si possano avverare le parole e l’anelito di nostro Signore Gesù Cristo perché si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. A tale scopo giovi in modo particolare l’Anno Santo straordinario da me proclamato per celebrare l’anniversario della passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo, già indetto e che ci apprestiamo ad aprire. E ciò serva altresì per una miglior preparazione del Millennio del battesimo della Rus’-Ucraina, che sarà da voi solennemente celebrato tra cinque anni.

4. So, venerati fratelli, che oggetto delle vostre consultazioni sinodali sono stati problemi di ordine pastorale e la preoccupazione per la sorte delle vostre comunità, per il bene temporale ed eterno delle anime affidate alle vostre cure, per l’aiuto ai sofferenti e ai bisognosi, per la crescita delle vocazioni ecclesiastiche e per il rinnovamento della vita cristiana in mezzo al popolo. Nell’espletamento del vostro ufficio di Vescovi, voi siete i dispensatori dei Sacramenti divini, come amministratori e custodi di tutta la vita liturgica, ed è vostro compito sviluppare la santità del clero, dei monaci e dei laici, in conformità alla vocazione del loro stato. Raccomando alla vostra sollecitudine in particolare la cura delle vocazioni sacerdotali e religiose, e la preparazione dei fedeli ai grandi compiti dell’apostolato dei laici. Tutto ciò esige la completa unione di tutte le vostre forze e dei vostri intendimenti per il miglior bene di tutte le vostre comunità e con ciò stesso di tutto il vostro popolo.

Questa è la norma vigente fin dai primi secoli della Chiesa e che anche oggi è valida più che mai: che i Vescovi agiscano uniti da amore fraterno e tutto facciano in sintonia per l’edificazione del Corpo mistico di Gesù Cristo, per la gloria di Dio e per il bene delle anime.

5. È chiaro che le consultazioni e i lavori del Sinodo dei Vescovi ucraini rimarrebbero infruttuosi se essi non venissero tradotti nella vita pratica. È perciò necessaria la più stretta collaborazione con i propri Pastori così da parte dei sacerdoti e monaci come da parte di tutto il popolo di Dio, cioè di tutti i fedeli. Li esorto perciò vivamente ad ascoltare attraverso di voi la voce di Cristo e a corrispondere volonterosamente e magnanimamente al richiamo della Chiesa nei nostri tempi. E questi tempi non sono facili né per voi né per la vostra Chiesa, particolarmente in Patria. Come ha ammonito lo stesso Salvatore parlando ai suoi Apostoli: “Il servo non è da più del padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 20). Ma queste afflizioni e sofferenze si muteranno in gioia, come ci assicurano le beatitudini di Cristo: “Beati siete quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno e diranno, mentendo, ogni male contro di voi per causa mia. Gioite ed esultate, perché la vostra ricompensa è grande nei cieli” (Mt 5, 11-12). Sale spontanea dal mio animo l’invocazione allo Spirito Santo, che qui nel Sinodo ha iniziato in voi l’opera buona, perché la conduca a pieno compimento. Che la protezione della santissima Madre di Dio vi accompagni in tutti i giorni della vostra vita.

Infine, venerati fratelli, invoco da Dio per voi e per i sacerdoti e fedeli affidati alla vostra cura pastorale le più abbondanti grazie divine e di tutto cuore desidero impartire a voi tutti l’apostolica benedizione.

 

© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana

 


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