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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA
(16-23 GIUGNO 1983)

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto di Varsavia-Okęcie (Polonia)
Giovedì, 16 giugno 1983

 

1. Ringrazio cordialmente il signor Presidente del Consiglio di Stato, per le parole di saluto pronunciate anche a nome delle autorità dello Stato della Repubblica popolare polacca.

Ringrazio cordialmente il Cardinale Primate per le parole che mi ha rivolto anche a nome dell’Episcopato e di tutta la Chiesa in Polonia.

Nella sua lettera di invito, il signor Presidente volle cortesemente ricollegarsi alle parole di congedo a Cracovia, nel giugno 1979 - a conclusione della mia precedente visita alla Patria -, e alle parole del Cardinale Stefan Wyszynski. Già allora, il compianto Primate mi invitava ad una nuova visita in Polonia in occasione del Giubileo dei seicento anni della presenza della Madre di Dio nella sua effigie a Jasna Gora.

Personalmente ho sempre ritenuto che visitare la Patria in questa storica circostanza fosse ormai non solo un interiore bisogno del mio cuore, ma anche un mio dovere speciale come Vescovo di Roma. Ritengo di dover essere con i miei connazionali in questo sublime ed insieme difficile momento storico della Patria.

Eccomi dunque venuto; e sin dalle prime parole esprimo il ringraziamento per gli inviti sia da parte delle autorità dello Stato, sia da parte dell’Episcopato, che mi rendono possibile questa presenza.

2. Vengo nella Patria. La prima parola, detta nel silenzio e in ginocchio, è stata un bacio a questo suolo: un suolo natale.

Seguendo l’esempio di Paolo VI, faccio così all’inizio di ogni visita pastorale, in onore di Dio Creatore, e dei figli e delle figlie della terra, nella quale giungo.

Il bacio deposto sul suolo polacco ha però per me un significato particolare. È come un bacio dato nelle mani della madre, poiché la Patria è la nostra madre terrena. La Polonia è una madre particolare. La sua storia non è facile, specialmente nello spazio degli ultimi secoli. È una madre che ha sofferto molto, e che soffre sempre di nuovo. Perciò essa ha anche diritto ad un amore speciale.

3. Vengo a Jasna Gora. A Jasna Gora si va in pellegrinaggio. E perciò saranno un pellegrinaggio tutti questi giorni, che mi sarà dato di trascorrere nella mia terra natale.

In relazione al Giubileo, milioni di persone in Polonia fanno il pellegrinaggio a Jasna Gora. Desidero essere uno di loro. Desidero insieme con loro pregare, adempiere il servizio della Parola di Dio e dell’Eucaristia. Insieme con loro meditare le grandi opere di Dio (At 2, 11) e le opere umane, le opere polacche.

Chiedo che vogliano essere particolarmente vicini a me coloro che soffrono. Lo chiedo in nome delle parole di Cristo: “Ero . . . malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 26, 36). Io stesso non posso visitare tutti i malati, i carcerati, i sofferenti, però chiedo loro di essere vicini a me con lo spirito. Di sostenermi, così come fanno sempre. Ricevo molte lettere che ne danno testimonianza, specialmente in quest’ultimo periodo.

4. L’itinerario del mio pellegrinaggio a Jasna Gora si svolge secondo il programma stabilito. Tale programma è vasto, ma tuttavia al di sotto del numero degli inviti.

Desidero dunque - prima di raggiungere i luoghi dove mi porta il programma - dire subito che vengo alla mia Patria intera e a tutti i polacchi. Dal nord al sud e dall’est all’ovest. Vi prego dunque di accogliere la mia presenza anche là, dove non passa l’itinerario del mio pellegrinaggio, dove non mi è possibile arrivare questa volta. A tutti coloro che vorranno pregare insieme con me e pellegrinare con lo spirito e con il cuore, sarò cordialmente grato.

Ho paragonato il bacio al suolo natale con il bacio alle mani materne. Che esso sia anche un bacio di pace per tutti coloro che, in qualsiasi modo, vorranno trovarsi in queste grande comunità del pellegrinaggio del Papa polacco.

“Pax vobis!”. Pace a te, Polonia! Patria mia!



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