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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
PER LA CAMPAGNA DI FRATERNITÀ IN BRASILE

Mercoledì, 1° marzo 1995

 

Miei amati fratelli e sorelle in Gesù Cristo!
Cari Brasiliani!

1. Promossa dai Vescovi, inizierà in questo amato Paese un’altra Campagna della Fraternità sul tema “Eri tu, Signore”, rammentando il dovere che ha il cristiano di accogliere il fratello “escluso” che s’identifica con la persona di Gesù Cristo. Chi non si ricorda delle parole di Gesù: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato”... (Mt 25, 35). La descrizione del Giudizio Finale, che il Signore paragona a un banchetto al quale il re invita a partecipare tutti i popoli, ravviva con forza nella coscienza umana la sentenza divina proferita dal Signore: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40). Abbiamo il dovere di accogliere tutti, soprattutto i più infelici della società, dovere che Cristo stesso ci ricorda nel chiederci di amarlo e di servirlo nei fratelli che patiscono ogni sorta di sofferenza: gli affamati, gli assetati, i pellegrini, gli ignudi, i malati, i detenuti... Ciò che sarà fatto a ognuno di essi sarà fatto a Cristo stesso (cf. Mt 25, 31-46). E l’annuncio della fraternità, che deve realizzarsi nell’ambito della società nel suo insieme, ma soprattutto deve essere assunto da ogni cristiano, da ogni uomo di buona volontà, come un imperativo della giustizia evangelica. La Quaresima, tempo di conversione e di penitenza, ha il fine di prepararci alla Pasqua, il passaggio del Signore. E una chiamata a un maggiore impegno per vivere come figli di Dio e fratelli in Cristo: è un appello alla salvezza e alla solidarietà fraterna, affinché tutti abbiano la Vita, diventino liberi aderendo alla Verità e percorrano il Cammino della purificazione dal peccato e della liberazione dal male che esso comporta, a livello personale, sociale e strutturale.

2. Il Papa non si dimentica di tutte queste persone, uomini e donne, bambini e anziani, abitanti della campagna e della città che sembrano non esistere – e ricorda come il Signore, in una certa occasione, chiamando i suoi discepoli, disse: “Sento compassione di questa folla: ...non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada” (Mt 15, 32).

Per questo, ricordo a tutti che non è possibile un autentico progresso nella società senza un profondo senso di solidarietà reciproca. Il popolo brasiliano è sempre stato generoso e capace di intervenire, a volte con vere mobilitazioni popolari, per aiutare coloro che soffrono.

L’ordine sociale e il suo progresso devono portare sempre al bene delle persone, poiché l’ordine delle cose deve essere subordinato all’ordine delle persone e non il contrario; è stato il Signore stesso che lo ha suggerito nel dire che il sabato è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato (cf. Mc 2, 27). Questo ordine, fondato sulla verità, costruito sulla giustizia e vivificato dall’amore, deve realizzarsi sempre più nel rispetto della dignità umana. Per conseguirlo, saranno necessari il rinnovamento della mentalità e l’introduzione di ampie riforme sociali (cf. Gaudium et Spes, 26).

3. E questo il cammino della fraternità, in vista della Pasqua liturgica e della Pasqua eterna, dove Cristo ci aspetta per dirci: “l’avete fatto a me!”. “Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25, 34).

Affinché possiate prepararvi ad accogliere Cristo, vi imparto la mia benedizione, nel nome del Padre † e del Figlio † e dello Spirito Santo † Amen!

IOANNES PAULUS PP. II



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