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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI
DEGLI AMBASCIATORI DI GUINEA, LETTONIA, INDIA E BAHREIN

Sala Clementina
Giovedì, 17 dicembre 2015

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Signori Ambasciatori,

vi accolgo con piacere in occasione della presentazione delle Lettere che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri Paesi presso la Santa Sede: la Guinea, la Lettonia, l’India, il Bahrein. Vi ringrazio per i saluti che mi avete trasmesso da parte dei rispettivi Capi di Stato, e in cambio desidero far giungere loro, per il vostro cortese tramite, i miei migliori auspici per le loro persone e per lo svolgimento dell’alto incarico ad essi affidato. Prego Dio di concedere a tutti i vostri concittadini di vivere in pace e prosperità.

Due giorni fa è stato pubblicato il Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace per la quale ho scelto il tema “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”. Sono lieto dell’odierna occasione per condividere con voi l’attenzione a questa sfida che è tanto importante: collaborare insieme per promuovere nel mondo una cultura della solidarietà, che possa contrastare quella globalizzazione dell’indifferenza che è purtroppo una delle tendenze negative della nostra epoca. Sono molteplici le forme in cui tale atteggiamento di indifferenza si manifesta, e diverse sono anche le cause che concorrono ad alimentarlo, ma essenzialmente esse si riconducono ad un umanesimo squilibrato, in cui l’uomo ha preso il posto di Dio e, quindi, è rimasto a sua volta vittima di varie forme di idolatria. Anche la gravissima crisi ecologica che stiamo attraversando si può ricondurre a tale squilibrio antropologico (cfr Enc. Laudato si’, 115-121).

L’indifferenza verso Dio, quella verso il prossimo e quella verso l’ambiente sono tra loro collegate e si alimentano a vicenda; e pertanto si possono contrastare solamente con una risposta che le affronti tutte insieme, cioè con un rinnovato umanesimo, che ricollochi l’essere umano nella sua giusta relazione con il Creatore, con gli altri e con il creato. Si tratta, come dicevo, di promuovere una cultura di solidarietà e condivisione, e questo richiede l’impegno di quanti hanno responsabilità in ambito politico, sociale, culturale ed educativo. Un ruolo decisivo, in questa sfida, svolgono anche i mass-media, che ai nostri giorni influenzano in misura notevole gli atteggiamenti personali e sociali. E’ pertanto necessario puntare sulla qualificazione professionale ed etica degli operatori di questo settore. Al tempo stesso, rimane indispensabile continuare ad investire sulla scuola, non concepita in maniera isolata ma in costante rapporto con le famiglie e con il contesto sociale, collaborando per rafforzare un’alleanza educativa che in diversi Paesi si è molto indebolita.

Tutto questo è necessario per vincere l’indifferenza e costruire la pace. L’anno che sta per concludersi è stato segnato purtroppo da un moltiplicarsi di conflitti violenti, sia bellici sia terroristici. D’altra parte, questa situazione sta provocando sempre più nelle coscienze più mature una reazione non violenta, ma spirituale e morale. E’ questa che noi vogliamo e dobbiamo alimentare con i mezzi a nostra disposizione e secondo le nostre responsabilità. La Chiesa cattolica, secondo la propria missione, con il Giubileo della Misericordia da poco iniziato si propone di diffondere in tutto il mondo lo spirito di perdono e di riconciliazione, chiamando i fedeli e gli uomini e le donne di buona volontà ad aprirsi al dono della grazia di Dio e a praticare quelle che nella nostra tradizione sono le “opere di misericordia spirituale e corporale”. «Anche gli Stati sono chiamati a gesti concreti, ad atti di coraggio nei confronti delle persone più fragili delle loro società, come i prigionieri, i migranti, i disoccupati e i malati» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2016, 8). Inoltre, in questo Anno giubilare, desidero formulare «un pressante appello ai responsabili degli Stati a compiere gesti concreti in favore dei nostri fratelli e sorelle che soffrono per la mancanza di lavoro, terra e tetto» (ibid.). Sul piano internazionale, auspico vivamente che ogni Nazione si impegni a rinnovare le relazioni con le altre, cooperando fattivamente a far crescere la fraternità anche nella grande famiglia dei popoli (cfr ibid.).

Signori Ambasciatori, prima di concludere queste riflessioni, vorrei rivolgere, per mezzo vostro, il mio fraterno saluto ai Pastori e ai fedeli delle comunità cattoliche presenti nei vostri Paesi. Li incoraggio cordialmente a collaborare sempre in maniera leale al bene comune dell’intera società. E tanto più e meglio potranno farlo quanto più sarà loro riconosciuta effettivamente la piena libertà religiosa. La Santa Sede, da parte sua, si onora di poter instaurare con ciascuno di voi e con i Paesi che rappresentate un dialogo aperto e rispettoso e una collaborazione costruttiva. In tale prospettiva, mentre inizia ufficialmente la vostra nuova missione, vi porgo i miei migliori auguri, assicurando per lo svolgimento della vostra funzione il costante sostegno dei diversi uffici della Curia Romana. Su ciascuno di voi, sulle vostre famiglie e sui vostri collaboratori invoco l’abbondanza delle divine Benedizioni.

Grazie!

 


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